APPUNTI DI ASCETICA ANNO 2004

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n.10 In un podere chiamato Getsémani

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«Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato
Getsémani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui,
mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro
e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza
e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino
alla morte; restate qui e vegliate con me”. E avanzatosi
un poco, si prostrò con la faccia a terra e
pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi
da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”.
Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano.
E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare
un’ora sola con me? Vegliate e pregate, per
non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.
E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre
mio, se questo calice non può passare da me senza
che io lo beva, sia fatta la tua volontà”.
E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano,
perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili,
si allontanò di nuovo e pregò per la terza
volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai
discepoli e disse loro: “Dormite ormai e riposate!
Ecco, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo
sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo;
ecco, colui che mi tradisce si avvicina”»
(Mt 26, 36-46).

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